Psico-mamme: storia della psicologia fra mamma e figlio (Prima parte)

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Mamma e figlia camminano mano per mano - Storia della psicologia fra mamma e figlio
Salve a tutti e soprattutto buona festa della mamma a tutte le mamme che seguono il blog!
Questa settimana abbiamo uno speciale a tema genitoriale: per una delle feste più importanti dell’anno tratteremo l’evoluzione nella storia della psicologia fra mamma e figlio. Si tratta di un argomento sempre molto attuale, particolarmente importante e che ha attraversato diverse fasi in diversi ambiti della psicologia clinica. Ma passiamo direttamente al dunque, partendo dal progenitore più importante (molto a modo suo) della funzione psicologica del rapporto fra madre e figlio: Sigmund Freud. 

Freud e il regno della libido

Sigmund Freud - storia della psicologia fra mamma e figlio

Se seguite pagine di psicologia su Facebook a sfondo ironico sicuramente avrete visto come Freud viene spesso preso in giro per il suo focus sull’argomento della madre e della sessualità. Questo perchè l’aspetto della libido (l’energia sessuale) è principale e fondamentale in moltissime teorie di Freud, inclusa anche la psicologia fra mamma e figlio.

È il 1905 e Freud una bella mattina si alza pubblicando uno dei suoi libri più famosi dopo “L’Interpretazione dei sogni”: parliamo di “Tre saggi sulla teoria sessuale“.

All’interno del celebre libro Freud ci parla dei bambini come “perversi polimorfi” (parole attuali di Freud stesso). Questo perchè i bambini nel loro sviluppo affrontano una serie di fasi legate allo spostamento della loro libido (l’energia sessuale di cui abbiamo parlato in precedenza) in determinate zone erogene, diverse a seconda della fase di sviluppo che stanno affrontando. In particolare le fasi che distingue sono orale, anale, fallica, di latenza e genitale. Ogni fase superata corrisponde ad una conquista nello sviluppo del bambino; nel caso una fase invece non venga superata (perchè non si raggiungono determinati obiettivi di sviluppo) si verifica una fissazione della libido che porterà poi a sviluppare tratti del carattere disfunzionali.

Ad esempio, un carattere anale corrisponde ad una fissazione per il perfezionismo che è a volte alla base di forme ossessive.
Cosa centra la psicologia fra mamma e figlio con questo turpiloquio Freudiano? In primo luogo il superamento di ogni fase è legato innanzitutto al rapporto con i genitori. Sempre rimanendo alla nostra fase anale, il superamento avviene solo al momento in cui il bambino ad esempio impara autonomamente ad usare il vasino: se i genitori sono incoraggianti la fase viene superata brillantemente; al contrario se i genitori tendono ad essere rigidi ed aggressivi nell’evoluzione del bambino questa fase può evolvere in fase sadico-anale (e qui mi fermo per non sconvolgere gli animi più sensibili).

E dopo questa introduzione passiamo al clue della psicologia fra mamma e figlio Freudiana: il complesso di Edipo. Freud afferma che, intorno all’età di 3-4 anni, il bambino sviluppa una forma di innamoramento nei confronti della madre, allo stesso tempo accompagnata da un’angoscia nei confronti del padre che, visto come avversario in amore, può castrarlo per punirlo del fatto che il bambino cerchi di rubargli “la compagna”.

Se questa storia vi sembra assurda non avete ancora visto come funziona invece per le figlie femmine. Alla stessa età le bambine si accorgono di non avere il pene e questa mancanza scatena in loro quella che viene definita come invidia del pene. In corrispondenza di questa evenienza le bambine svalutano la madre (un po’ perchè anche lei non è dotata di pene, un po’ perchè sono state generate da lei in questa maniera) e spostano il loro amore verso il padre (individuo invece dotato come loro desiderano).  Traspare chiaramente come l’influenza patriarcale e maschilista dell’epoca abbia influenzato lo sviluppo teorico di Freud, il quale si è fra l’altro dedicato molto poco all’analisi del rapporto fra figlie femmine e genitori.

Non serve un laureato in etica per capire quanto questa storia della libido al limite della pedofilia sia stata criticata nel tempo, e al giorno d’oggi ancora moltissimi psicologi su scannano si cosa conservare di queste teorie e cosa invece ripudiare pienamente. Vi basti però sapere che molti psicanalisti fanno ancora libero riferimento alle teorie del complesso edipico, dell’invidia del pene, delle fasi dello sviluppo ecc.

Melanie Klein e le posizioni schizo-paranoide e depressiva

Melanie Klein - storia della psicologia fra mamma e figlio

Melanie Klein appoggia pesantemente il suo apparato teorico sulle precedenti teorie di sviluppo psicosessuale Freudiano, ma si avvale anche di altri importanti riferimenti.

Un primo concetto importantissimo è quello di oggetto parziale, concetto preso in prestito da Karl Abraham. Nella sua primissima infanzia il bambino non è in grado di distinguere i contorni della sua identità, di conseguenza rileva il mondo circostante come una estensione di sè non diversificata.

Questo articolo sulla psicologia fra mamma e figlio assomiglia purtroppo sempre più ad uno speciale su pornhub, ma in genere vale così per la maggior parte dei vecchi libri di psicodinamica. Infatti, il bambino riesce comunque a distinguere i genitori all’interno di questa estensione generale di sè, identificandoli attraverso gli oggetti parziali di cui parlavamo prima, dei concetti arcaici preesistenti nell’inconscio del bambino: in questo caso parliamo del pene per il padre e del seno per la madre.

Nel rapporto con il seno materno il bambino passa in un primissimo momento in una fase definita come “schizo-paranoide”. In questa fase il bambino scinde il seno materno in due oggetti: “Seno buono” inteso come il seno materno che da nutrimento e piacere e “Seno cattivo” che è legato alla separazione, all’abbandono, ecc (non necessariamente traumatico, anche al momento in cui semplicemente la mamma è fuori di casa).

La scelta del termine “Schizo-paranoide” riassume queste caratteristiche: una scissione dell’oggetto parziale espressa dal termine “schizo-” (perchè seno buono e seno cattivo nella mente del bambino non sono lo stesso seno in situazioni diverse) e la proiezione sul seno cattivo di paranoie angoscianti e persecutorie espressa dal termine “paranoide”.

Quando il bambino raggiunge i sei mesi e ha inizio lo svezzamento la fase evolve da schizo-paranoide a depressiva. In primo luogo gli oggetti parziali evolvono in “oggetti totali” ben distinti dal bambino (e finalmente il seno diventa mamma) e il bambino è di nuovo diviso fra due tipi di sentimenti verso di essa:

  • Amore e gratitudine per il nutrimento ricevuto
  • Paura di perdere la madre o di farle del male e sensi di colpa per l’aggressività provata nei confronti del “seno cattivo” nella fase schizo-paranoide.

William Fairbairn e i pazienti schizoidi

Di William Fairbairn possiamo innanzitutto dire come sia sorprendente che non si trovi una sua immagine riutilizzabile gratuitamente su google. Dopodichè, non soffermandoci sull’importantissimo argomento delle relazioni oggettuali (che rimando ad un’altra occasione), basandosi sui concetti introdotti da Melanie Klein, Fairbairn prova a cercare le cause dei disturbi schizoidi nella psicologia fra mamma e figlio.

Secondo Fairbairn al momento in cui il bambino non riceve abbastanza amore dalla madre sviluppa una serie di reazioni che si ricondurrano poi al disturbo schizoide. In primo luogo tende a relazionarsi solo all’oggetto parziale seno materno (di cui abbiamo parlato per quanto riguardava Melanie Klein), ignorando la relazione con la mamma in quanto tale.

Questo perchè il bambino tende a considerare invece la madre nella sua integrità come oggetto cattivo; non esprime quindi il suo amore nei suoi confronti per evitare che il contatto con l’oggetto cattivo lo corrompa (da cui un tratto distintivo di non espressività nella personalità schizoide). Questa è poi la base di una generalizzazione che porta a pensare più in generale che tutti gli oggetti esterni siano cattivi. 

Per concludere, il bambino ritiene che riempiendosi succhiando il seno materno svuota invece quest’altro, e che questo comportamento porterà all’annientamento della madre. Questo giustificherebbe nella sua fantasia il motivo per cui la madre non lo ama. Sebbene questa idea tende poi a sparire con la crescita, a livello inconscio rimane l’idea che il suo amore è dannoso e può distruggere gli altri. 

Donald Winnicott: Dipendenza nella psicologia fra mamma e figlio e la madre sufficientemente buonaMamma gioca con il bambino - Storia della psicologia fra mamma e figlio

Con Donald Winnicott a mio parere le cose si fanno più interessanti, meno simboliche (e soprattutto meno sessuali).

Nell’apparato teorico di Winnicott il bambino vive tre fasi di dipendenza dalla madre:

  • Dipendenza assoluta (Da 0 a 6 mesi): In questa fase il bambino non è ancora differenziato dalla madre (come abbiamo detto già sopra parlando di Melanie Klein) e manifesta dei bisogni che la madre deve esaudire al prima possibile. C’è un rapporto di doppia dipendenza: il bambino è integralmente dipendente dalla mamma e la mamma sviluppa una preoccupazione materna primaria che la porta a dedicarsi completamente al figlio in maniera empatica ed incredibilmente responsiva.
  • Dipendenza relativa (Da 6 mesi a 2 anni): Il bambino inizia a comprendere che i suoi bisogni sono esauditi dalla mamma e quindi inizia a segnalarli in maniera più evidente e a sviluppare la capacità di attendere che vengano esauditi. Mentre la mamma esaudisce i bisogni il bambino la guarda in faccia: questo perchè lo sguardo e il rispecchiamento delle emozioni del bambino da parte della madre gli permettono di identificarsi come persona rispetto all’ambiente, delineando un senso di identità personale e distinzione rispetto agli altri (non presente nella fase precedente).
    All’interno di questa fase la mamma deve iniziare a frustrare i bisogni del bambino gradualmente (essendo meno disponibile e rispondendo più lentamente alle richieste) così da permettere in lui lo sviluppo di una prima indipendenza.
  • Passaggio verso l’indipendenza (Dai 2 anni all’adolescenza):  il bambino diventa sempre meno dipendente dal rispecchiarsi nel viso della madre, in quanto la possibilità di identificarsi si estende ad una serie di figure significative (come il gruppo dei pari, insegnanti, persone esterne alla famiglia, ecc). Il ruolo dei genitori diventa quello di “guida” che si adatta progressivamente alle necessità del figlio e pone delle regole per orientarlo.

Un altro importantissimo concetto introdotto da Winnicott è quello di “Madre sufficientemente buona“. Con questo meraviglioso concetto Winnicott ci racconta come è nella natura delle mamme essere mamme, dal momento in cui si verifica la prima esperienza di bonding (l’investimento affettivo che sperimenta la madre nei confronti del suo feto). Una mamma non deve essere perfetta, né le è richiesto di non commettere mai errori. La madre sufficientemente buona ha il compito di permettere al bambino di comunicare con il suo ambiente, nel bene e nel male, permettendogli di fare le esperienze necessarie al suo sviluppo. La madre sufficientemente buona inoltre trova nei suoi errori delle occasioni di crescita sul percorso della genitorialità: questo implica prima accettare anche la possibilità di commettere errori.

Per concludere (la prima parte)

Mamma con bambino - storia della psicologia fra mamma e figlio

Oggi abbiamo trattato in questa prima parte le fondamenta della psicologia fra mamma e figlio, a partire dalla loro nascita nella psicodinamica. Prima di lasciarvi voglio sempre ricordarvi che quella di cui abbiamo parlato oggi (e parleremo nella seconda parte) è teoria (e spesso anche vecchia e obsoleta) che va solo maneggiata da chi ha esperienza nel campo. Quindi, vi prego, non usate queste informazioni a scopo diagnostico o per capire di più su di voi in nessun caso (per più informazioni controllate sempre il mio onnipresente articolo sulla malattia mentale di cui parlo praticamente in ogni articolo).

Per il resto non mi resta che augurarvi una buona festa della mamma e darvi appuntamento alla seconda parte della storia della psicologia fra mamma e figlio!

Bibliografia


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Graziano Gigante

Graziano Gigante

26 anni. Laureato con lode alla magistrale in "Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica" presso l'Università di Padova, al momento si occupa di divulgazione su diversi canali (Instagram, Youtube, Facebook e il sito Scientificult). Cantante e sportivo nel tempo libero. Gli piacciono la psicologia, l'informatica, i videogiochi, i libri, la musica, i musei, i viaggi, la fotografia, la scienza e chi più ne ha più ne metta.

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