Sex education – Terza puntata – La genitorialità
Salve a tutti e benvenuti in questo nuovo articolo!
E’ Sex Education il nuovo fenomeno televisivo che sta facendo furore su Netflix da un po’ di tempo a questa parte: chi non ne ha sentito parlare? E quindi eccomi a commentare questo “must” per gli psicologi (ancor di più per i sessuologi) partendo dalla prima puntata che è riuscita a colpirmi: la terza puntata.
Eh sì, perchè le prime due puntate mi avevano lasciato un po’ scontento, al punto da portarmi ad abbandonare quasi del tutto la serie. Trovarmi quindi di fronte a questa fantastica terza puntata è stato a dir poco una boccata d’aria.
Tema in sordina di questa terza puntata: i genitori e la genitorialità. Trattato sotto tanti punti di vista e in maniera molto realistica, mi è piaciuto molto.
Ma bando alle chiacchiere, partiamo subito!
Prima di iniziare: potete trovare qui un piccolo rinfresco su come funziona la sessualità secondo la psicologia. Se sapete già che sesso biologico e orientamento sessuale non sono la stessa cosa però siete già a buon punto, avanti così!
SE NON AVETE ANCORA VISTO LA TERZA PUNTATA E VOLETE EVITARE SPOILER VI INVITO AD ABBANDONARE LA PAGINA ADESSO!
ATTENZIONE: Secondo la “Legge 70 del diritto d’autore, comma 1-bis” introdotto con la Legge 9 gennaio 2008, n. 2
“E’ consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma.”.
Le immagini presentate in questo post non sono di proprietà di Fragments; sono immagini estratte dalla puntata 3 della serie Sex Education, diretta da Kate Herron e Ben Taylor e scritta e prodotta da Laurie Nunn. L’uso di tali immagini è limitato alle modalità prescritte dalla normativa relativa al Fair Use.
Otis e i suoi genitori
La mamma di Otis ci nasconde qualcosa e di questo sono certo. Quell’andare e venire di uomini nella sua stanza rappresenta un tratto comune nella psicologia: quello dell’insoddisfazione. Dovete sapere che nel nostro cervello volere e piacere sono due cose molto diverse, ma non solo: per motivi probabilmente biologici, a volte vogliamo qualcosa di più di quanto realmente ci piaccia.
La mamma di Otis non fa eccezione: in continuazione a letto con uomini diversi dove sfoggia la sua esperienza. Per cercare di riempire un vuoto interiore? O per dimostrare a qualcuno (come il padre di Otis) che ce la può fare benissimo senza di lui?
Ma tralasciando il personaggio in sé, la mamma di Otis è lo stereotipo dello psicologo: bravissima e super ricercata come professionista, ma all’interno dei suoi contesti fallisce anche sulle basi più elementari (come si dice “Il ciabattino che va con le scarpe rotte”).
In alcuni momenti ricorda me quando in alcune situazioni i miei amici mi chiedono “Puoi darmi un consiglio da amico e non da psicologo?” come se avessi l’interruttore per passare da una modalità all’altra. Alcune volte cerca di relazionarsi con il figlio con le stesse identiche parole che userei io, ma sembrano non avere efficacia: per quale motivo?
La mamma di Otis non riesce ad entrare nell’accezione che suo figlio non è un suo paziente, che non è un adulto formato e che non è nemmeno un bambino. Così la troviamo a invadere i suoi spazi liberamente, a non lasciargli spazio e ad essere opprimente, invadente e a cercare di relazionarsi con degli standard molto freddi e formali e soprattutto nei momenti più sbagliati (dopo che ha fatto il danno).
Vale la pena spendere una riga per parlare del padre di Otis che appare molto nelle retrovie.
Il padre di Otis riveste un ruolo marginalissimo (per ora) e sicuramente più attinente alla storia della moglie piuttosto che a quella del figlio. Tuttavia la serie ci dà un leggero indizio sul fatto che non sia completamente indifferente ad Otis.
I genitori di Eric
In questo terzo episodio di Sex Education il padre di Eric fa una breve apparizione che lo rivela in maniera molto ambigua. E’ Pro o Contro l’omosessualità esplicita del figlio? Da un certo punto di vista il modo in cui si esprime pare essere amareggiato. Dall’altro lato subito dopo gli offre una bevanda con fare comprensivo: sembra più preoccupato per il figlio che altro. In ogni caso avremo modo di capire meglio la sua posizione nelle puntate successive.
Avrei tanto, tanto, tanto da dire su questa figura che trovo meritevole di empatia, ma non voglio spoilerarvi quello che vi attende!
Maeve e Sarah quasi mamme
Questa parte della terza puntata è stata una di quelle che mi ha più commosso. Maeve decide di rinunciare alla genitorialità: per quale motivo? Una possibilità è che non voglia mettere al mondo una figlia costretta a vivere come lei.
Maeve è nata in un ambiente sfortunato, è povera, il padre l’ha abbandonata e la madre ha una grave dipendenza. E nonostante lei sia intelligente e acculturata la società ha scelto per lei il ruolo di “esiliata” e lei fa la cosa più semplice: vi si adatta.
Si allontana da tutti, si comporta come tutti si aspettano e non si fa scrupoli ad intraprendere comportamenti inadeguati e disfunzionali, perchè è quello che tutti si aspettano da lei. Il limite che si pone è qualcosa di scontato e lei ha rinunciato all’idea di poter avere di più e non vuole che lo stesso accada per sua figlia, o che ancora peggio questa vada persa nel sistema di adozione.
Ed è in questo punto della terza puntata che fa la sua comparsa lei: la mia eroina.
Ci viene mostrata l’immagine reale di chi abortisce. Molti danno per scontato che una donna che abortisce vada là e faccia “Yeeee, che bello, addio potenziale figlio”. Non è così. L’aborto strazia in primis chi lo subisce, è un’operazione che contrasta perfino con le nostre funzioni psicobiologiche e quindi rappresenta quasi sempre una decisione difficile, dolorosa e travagliata.
Ma Sarah gioca un ruolo fondamentale. Come vedremo dopo lei sta male, malissimo all’idea di fare l’ennesimo aborto, si sente una madre pessima, vive con terribili conflitti esistenziali. Eppure è lì che sorride, cerca di intrattenere Maeve con i quiz televisivi nonostante quest’ultima sia scostante, tira su tutti attimi prima dell’operazione. In quel momento lei è la mamma di tutti, mette da parte sè stessa e il suo dolore per queste ragazze che potenzialmente potrebbero essere le sue figlie. E’ la mamma che Maeve purtroppo non ha.
La mamma di Jackson e il padre di Adam
Jackson e Adam sono personaggi apparentemente opposti ma in relatà IDENTICI. E in qualche modo condividono qualcosa anche con Maeve e Otis.
Jackson è perfetto, popolare, il tipo che tutti desiderano o desiderano essere, tranne lui stesso. La vita di Jackson è un teatrino disegnato per ottenere l’approvazione di tutti: onestamente tutte le relazioni che coltiva esistono solo perchè lui è così perfetto, non perchè è Jackson. La cosa peggiore è che questo non dipende nemmeno da lui.
Facciamo una breve conoscenza con la madre di Jackson che è l’apoteosi della sua problematica: vince la gara e non c’è nemmeno “Sono orgogliosa di te”, si passa direttamente alla prossima sfida che lui DEVE vincere. Un desiderio suo che deve essere automaticamente del figlio. Jackson è la proiezione delle prospettive della madre, impersonificate al 100%: non c’è spazio per Jackson in questa persona. E lui risente di questa cosa: anche la sua felicità è uno specchio di questo malsano teatrino.
E qui il Preside Groff arriva e fa una grande scenata per la vittoria di Jackson “Mio figlio!” di fronte al povero Adam che osserva nelle retrovie. Jackson onestamente non ne può più di complimenti. Non ne può più di essere il Jackson perfetto e la gente che gli dice “Bravo, complimenti, sei grande!” è la parte più scontata e ripetitiva della sua vita. Non che non dovrebbe esserci, ma Jackson cerca una relazione con qualcuno vero che gli si rivolga per quello che è: può forse essere Maeve questo qualcuno?
Il rapporto fra il preside Groff e Adam è stereotipico per il bullismo. Adam viene permanentemente sminuito dal padre che è estremamente aggressivo e controllante nei suoi confronti. Come conseguenza Adam ha un’autostima estremamente fragile e ridotta.
E’ prototipico per i bulli dominare gli individui più deboli per riaffermare la loro dominanza, autostima e capacità di fronte al gruppo (laddove questi elementi non vengono potenziati nella relazione familiare, dove avviene l’esatto opposto). Inoltre il destino ad avere sempre la colpa di tutto e ad essere ritenuto incapace dal padre viene interiorizzato da Adam:
“Perchè devo impegnarmi ad essere migliore se tanto faccio schifo lo stesso?”
In conclusione
Come al solito non riesco a controllarmi e ho scritto tantissimo, prima o poi riceverò il dono della sintesi dal cielo. Ma molto probabilmente più poi che prima.
Prima di lasciarvi volevo farvi notare un parallelismo interessante: Adam, Jackson e Otis hanno tutti genitori controllanti. Tuttavia personalità diverse e tipi di controllo diversi hanno esiti diversi sul loro carattere (da ciò la complessità dello sviluppo della personalità).
Che dire? Sex Education è una serie ricchissima di spunti psicologici e spero di poter commentare anche qualche altra puntata significativa, fra quelle che mi hanno colpito e mi colpiranno di più.
Per adesso è tutto e vi do appuntamento al prossimo articolo!