Giornata mondiale del Disturbo Bipolare – Di cosa parliamo?
Oggi è la Giornata mondiale del disturbo bipolare. In tale occasione è bene prima di tutto mettere in chiaro cosa intendiamo quando parliamo di disturbo bipolare, condizione di cui spessissimo ci si fa un’idea sbagliata, complici film e contenuti mediatici che spesso connettono condizioni mentali fra loro molto distanti.
Premettiamo brevemente che ogni condizione di disagio mentale è unica nel suo genere e che in nessun caso è possibile fare un’autodiagnosi, nè a partire da questo post nè da qualunque contenuto su internet; lo stesso concetto di diagnosi è molto delicato e viene preso con le pinze dalla categoria dei professionisti della salute mentale.
È alla base primaria del rispetto e del riconoscimento delle condizioni di patologia mentale non cercare di diagnosticarsi malattie, ma cercare di accogliere queste informazioni per capire la lotta quotidiana che affronta chi ne soffre in maniera conclamata. (A tal proposito vi ricordo il mio post sulla malattia mentale, che potete sempre consultare a questo link )
Che cosa NON è il disturbo bipolare
- Il disurbo bipolare NON ha niente a che vedere con il suo più famoso (ma paradossalmente più raro) cugino “Disturbo dissociativo di identità”, che prevede l’alternarsi di personalità multiple nella stessa persona, come se si trattasse di persone diverse.
- Il disturbo bipolare NON è correlato con la lunaticità. Difficilmente si manifesta con cambi d’umore improvvisi da un momento all’altro; il cambio d’umore improvviso (sempre considerando che non deve necessariamente essere correlato ad una condizione patologica), se presente insieme ad altri fattori, è più comunemente correlato ad altri tipi di problematiche mentali.
- Il disturbo bipolare NON necessariamente è connesso ad una condizione psicotica. La maggior parte degli individui con disturbo bipolare mantiene un contatto con la realtà stabile, nè percepisce allucinazioni di qualsivoglia genere.
Che cosa è il disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una condizione nella quale, secondo determinati canoni specifici, si alternano periodicamente delle fasi definite di “Depressione” a fasi di “Mania” (ovvero fasi in cui l’individuo è sovraeccitato e particolarmente di buonumore, talvolta al punto di diventare fastidioso e supponente, con un incidente e pericoloso calo dei freni inibitori).
A seconda dell’alternarsi delle fasi (la cui durata singola può variare da qualche settimana a svariati mesi) e della loro intensità si determina la gravità della condizione e il tipo di disturbo con cui abbiamo a che fare. Si contano infatti 3 tipi diversi di disturbi bipolari, in ordine di gravità:
- Ciclotimia: alterna qualche sintomo depressivo non significativo a livello clinico (o se non altro non al punto di parlare di un episodio di depressione) con fasi definite ipomaniacali (stati molto blandi di mania, dove l’individuo è energetico e di particolare buonumore).
È fondamentale sottolineare come le fasi ipomaniacali di per sè non abbiano nulla di patologico, anzi, sono dell’idea che saremmo tutti più felici se sperimentassimo abitualmente delle fasi ipomaniacali (senza tuttavia la loro controparte depressiva). - Disturbo Bipolare di tipo II: alterna fasi depressive con fasi ipomaniacali
- Disturbo Bipolare di tipo I: alterna fasi depressive con fasi maniacali
Sempre attenendoci ai canoni di cui parlavamo sopra, non abbiamo voluto scrivere nel dettaglio come si sviluppano fasi e sintomatologie legate alla condizione bipolare, in primo luogo perchè per la soggettività individuale non è detto che si ripresentino sempre alla stessa maniera in tutti i casi, in secondo luogo perchè riteniamo si tratti di dettagli tecnici utili unicamente ai professionisti del settore nello svolgimento della loro professione.
Approccio terapeutico
La tragicità nella terapia del disturbo bipolare sta nel fatto che i farmaci usati per stabilizzarlo e controllarlo sono molto delicati, presentano una serie di effetti collaterali e richiedono una somministrazione molto attenta.
Più comunemente si può fare ricorso a farmaci antidepressivi (in particolare appunto nelle fasi depressive), benzodiazepine (farmaci con effetto calmante/stordente per il controllo delle fasi maniacali) e i sali di litio, farmaco d’elezione per la stabilizzazione dell’umore (sebbene il suo funzionamento sia tutt’ora sconosciuto, oltre al fatto che la somministrazione e il dosaggio siano elementi particolarmente critici e delicati).
Il ruolo della psicoterapia, oltre alla funzione terapeutica di gestione degli stati di incoerenza individuale e supporto e riparazione degli stati depressivi e maniacali, diventa fondamentale per favorire quella che viene chiamata la “Compliance terapeutica”.
Al momento in cui l’individuo affronta un periodo maniacale si sente particolarmente forte e felice e molto comunemente è poco propenso ad assumere dei farmaci che in qualche modo riducano questo suo stato di benessere alterato. È compito della psicoterapia, fra le altre cose, assistere il paziente nel mantenere una visione complessiva della situazione, al fine di rendersi conto della necessità di assumere i farmaci prescritti con costanza.
Sperando di aver chiarito alcuni dei vostri dubbi in merito, rimaniamo a disposizione per qualunque domanda abbiate in merito alla condizione (a patto che sia possibile dare una risposta non scontata o poco veritiera).