Diventare psicologo: tutto quello che c’è da sapere!
Salve e benvenuti in questo nuovo articolo!
Mi duole dirlo, ma come ogni cosa anche quest’estate sta finendo. Per molti di noi si presenta la necessità di fare una scelta: cosa farò nel mio futuro più immediato? Le implicazioni di questa decisione sono numerose. Io ad esempio mi approccio all’inizio della mia laurea magistrale in psicologia, per poi diventare psicologo al più presto.
Molti di voi però hanno da poco terminato il liceo e stanno pesantemente riflettendo su quale percorso intraprendere. E sempre molti di voi che leggete pensano di intraprendere psicologia all’università, per poi diventare psicologo. E’ inutile negarlo: la gente è affascinata da questo campo (chi più chi meno ) e ogni anno ci ritroviamo con un esubero di studenti di psicologia.
Ma sapete davvero come si diventa psicologi? Cosa vi serve? Quali qualità necessitate? E dopo cosa si fa? In questo articolo cercherò di chiarirvi un po’ le idee sulle numerose strade della psicologia.
Quanti anni servono per diventare psicologo?
Questa domanda sconvolge tutti quando riceve una risposta. Per diventare psicologo bisogna:
- Ottenere una Laurea triennale in Psicologia (molto comunemente è denominata in “Scienze e tecniche psicologiche”, in quanto la laurea in Psicologia tipicamente è la magistrale)
- Proseguire gli studi con una Laurea magistrale in Psicologia (praticamente obbligatoria se si vuole lavorare in questo campo)
- Fare un anno di tirocinio sul campo (non retribuito) con delle istituzioni specifiche, come ASL, comunità, ecc.
- Superare l’esame di stato per ottenere l’abilitazione ed iscriversi all’Ordine degli Psicologi.
- BONUS: al termine di questi 6 anni di sbattimento è comunque complicato lavorare o eseguire terapia in maniera funzionale. Per avere più possibilità in genere infatti si prosegue con master di approfondimento nei vari campi, o con la specializzazione in psicoterapia. I master durano in genere uno o due anni mentre la specializzazione in psicoterapia 4 o 5 anni.
Questo vuol dire che il vostro percorso di studi per diventare psicologo dura in ogni caso da un minimo di 6 fino ad un massimo di 11 anni. La specializzazione in psicoterapia è in genere quasi un must, sebbene costi tantissimo e poca gente vi possa prendere parte ogni anno. Infatti, oltre al fatto che gli psicoterapeuti possono occuparsi di casi più gravi e hanno una maggiore preparazione, tipicamente i concorsi nelle istituzioni pubbliche richiedono una specializzazione in psicoterapia.
Non pensate neanche lontanamente di interrompere il vostro percorso nella psicologia alla laurea triennale. Nel caso voleste farlo dovreste in ogni caso eseguire 6 mesi di tirocinio e iscrivervi all’albo B dell’ordine degli psicologi per fare qualcosa. E questo qualcosa in ogni caso non sarebbe tanto diverso da quello che potreste fare senza laurea: il campo è molto fumoso e l’abuso di professione è dietro l’angolo. Probabilmente il meglio che vi può capitare (ma molto improbabile) è lavorare sotto la supervisione di uno psicologo completamente formato.
Come si entra nella facoltà di psicologia?
Innanzitutto, non è necessario alcun diploma specifico per entrare alla facoltà triennale in psicologia. Certamente, c’è da considerare che in genere queste facoltà sono a numero chiuso e che per entrare è necessario superare un test con graduatoria.
A seconda dell’università che avete scelto possono cambiare gli argomenti del test. In genere alcune facoltà richiedono una preparazione molto basilare in psicologia, antropologia, metodologia della ricerca, filosofia ed inglese. La maggior parte di queste materie viene tuttavia insegnata solo nei licei ad indirizzo socio-pedagogico, quindi per prepararsi possono essere utili bignami su queste materie, testi dove provare i test di ammissione e simili.
Al di là di queste materie più specifiche sono quasi onnipresenti le domande di logica e cultura generale (e queste praticamente in qualunque tipo di test d’ingresso vi apprestate a fare).
“Perché dovrei essere preparato in inglese?” domanda comunissima per chi si appresta a intraprendere il percorso per diventare psicologo. Sebbene all’inizio siano tutti convinti che si tratti in realtà di “Parlo con il cliente e lo aiuto a stare meglio”, la psicologia si divide in numerosissimi rami (ne parleremo dopo). I rami che sono maggiormente connessi alla neuroscienza richiedono un inglese molto solido: l’inglese è la lingua ufficiale della ricerca e tutto il materiale che leggerete o produrrete andrà scritto in questa lingua. Anche se non vi occuperete di neuroscienza vi dovete arrendere: la psicologia è una disciplina internazionale (anzi, è molto poco italiana in generale) e l’inglese vi servirà per tutti gli aggiornamenti e gli studi che intraprenderete in questo campo.
Un importante dettaglio: le facoltà triennali in genere variano per programmi. Alcune sono più focalizzate verso la psicologia cognitiva, altre danno una formazione generale, altre si focalizzano sulla psicologia clinica ad indirizzo dinamico, ecc. Sebbene la triennale dovrebbe essere quanto più neutra possibile, è difficile trovarne una che lo sia veramente. Concedetevi per questi primi tre anni di esplorare tutto il campo della psicologia, per trovare poi la strada che più farà per voi. Anche se le triennali cambiano di nome forniscono tutte lo stesso tipo di laurea: laurea triennale di classe L-24 che dà la possibilità di intraprendere una successiva laurea magistrale LM-51 nell’ambito sempre della psicologia.
Esiste solo lo psicologo clinico?
Se chiedo a qualcuno per strada di cosa si occupa lo psicologo molto probabilmente riceverò una risposta scontata. Tutti quanti infatti, in genere, pensano allo psicologo clinico. Questi, dietro alla sua scrivania (e nel peggiore dei casi affianco al lettino) ascolta la storia dei suoi pazienti con fare comprensivo. Vi stupirà sapere che anche questa è una semplificazione estrema.
La verità è che gli psicologi sono coinvolti in numerosissimi campi al di là della clinica. La gente però non lo sa! Ci aspettiamo che gli psicologi siano dei sottoprodotti dei medici che curano le malattie mentali: le cose sono estremamente diverse e la psicologia è un campo molto più ampio.
Rimanendo sulla psicologia clinica, ad esempio, oltre a trattare i pazienti che soffrono di delusioni amorose e gli schizofrenici (per toccare i due estremi del senso comune) gli psicologi clinici si occupano anche di altre cose. Ciò nonostante, il contesto della psicologia clinica è quello più saturo in assoluto al giorno d’oggi. Alcune fra le numerosissime specializzazioni della psicologia clinica sono:
- Terapia di coppia o famigliare;
- Terapia in comunità;
- Terapia di recupero delle dipendenze;
- Psicologia dell’immigrazione;
- Sessuologia (tipicamente abbinata alla terapia di coppia).
- Psicologia LGBT+ (un campo che sta sorgendo ultimamente, che si occupa di trattare le necessità e le problematiche sociali di questa categoria di persone. Ha diverse affinità con la sessuologia, ma segue il percorso a livello anche sociale).
- Psico-oncologia e psicologia ospedaliera (Rami molto delicati dedicati al trattamento dei clienti con lunga degenza o terminali, o al recupero ottimale post-tumorale);
- La Psicologia dell’emergenza è un ramo piuttosto famoso nell’ultimo periodo in televisione. Sebbene in genere sia impiegato nel pronto soccorso, per trattare i pazienti in stato di shock, che hanno appena subito un trauma o relativi parenti, la psicologia dell’emergenza trova un’importante applicazione anche fuori dagli ospedali. E’ infatti la specializzazione di quella classe di psicologi che interviene sui sopravvissuti alle catastrofi direttamente sul luogo della calamità. Il pronto intervento sulle vittime, infatti, risulta fondamentale per prevenire la comparsa del disturbo post traumatico da stress;
- La psicologia dello sviluppo e del ciclo di vita si focalizza principalmente sullo studio e sul trattamento di quella che viene chiamata “Età dello sviluppo”: infanzia e adolescenza. All’opposto è invece la psicologia dell’età geriatrica, che si occupa invece delle problematiche psico-sociali relative all’invecchiamento;
- La neuropsicologia clinica è una grossa ramificazione della psicologia clinica. Spessissimo mi capita di dire “Sì, sto mirando a diventare neuropsicologo” e sentirmi rispondere “aaah, ma non bisogna essere medici per essere neurologi?”.
Una differenziazione da fare è la differenza fra neuropsicologia e neurologia:
La prima è una branca della psicologia che studia gli aspetti funzionali del cervello (del tipo: “Cosa fa questa parte del cervello?”), sia nell’ambito della ricerca che clinico-patologico.
La seconda si occupa dello studio e della cura dei danni apportati agli elementi del sistema nervoso.
Una differenza tipo è: se subisco una lesione cerebrale sia il neurologo che il neuropsicologo possono somministrarmi dei test comportamentali per verificare se qualcosa non va. Il neurologo può anche prescrivere alcuni test aggiuntivi medici, come la TAC o la PET.
Dopodichè, il lavoro di neuropsicologo clinico e neurologo può essere sinergico: il neurologo può seguire il paziente con l’aggiunta di una terapia farmacologica, mentre il neuropsicologo si può occupare di una riabilitazione attraverso esercizi mirati, al pari di un fisioterapista.- Come sotto-ramo della neuropsicologia mi sento di citare in breve anche le neuroscienze. Tipicamente trovano il loro ambito principale di sviluppo nella ricerca sulle funzioni cerebrali. Anche le neuroscienze si dividono in tanti sottorami, a seconda della specializzazione che si vuole seguire: neuroscienze computazionali, neuroscienze cognitive, ecc.
- Molte altre (che per il momento sfortunatamente mi sfuggono, non me ne vogliano i colleghi!).
E se non volessi fare lo psicologo clinico?
Come ho già accennato, diventare psicologo non significa diventare psicologo clinico. Esistono numerosi rami distaccati dalla psicologia clinica. Per citarne alcuni (perchè anche in questo caso sono numerosissimi):
- La psicologia del lavoro e delle organizzazioni è una branca che si occupa di potenziare la produttività e assicurare il benessere all’interno delle organizzazioni aziendali. Gli psicologi del lavoro hanno una serie di compiti, fra i quali:
- Selezione del personale;
- Gestione delle risorse umane;
- Gestione di campagne di Marketing e di pubblicità;
- Redazione del piano periodico di valutazione dello stress legato al lavoro.
- La psicologia cognitiva applicata è una nuovissima branca che si pone di assicurare e migliorare il benessere dei propri clienti. Il target di riferimento può essere una singola persona, così come un’intera comunità. Gli psicologi specializzati in questo campo possono occuparsi quindi di individui o delineare progetti anche a larga scala.
- La psicologia dello sport è una branca particolarmente ricercata al giorno d’oggi. Gli psicologi dello sport si occupano della preparazione mentale e del benessere degli atleti. Negli sport di squadra inoltre gestiscono la comunicazione non solo all’interno dei team sportivi, ma fra tutte le figure che fanno parte della squadra, inclusi allenatori e figure affini.
- La psicologia forense è un campo piuttosto ampio e famoso della psicologia che va a toccare anche alcuni aspetti della psicologia clinica. Come psicologo forense ci si può ad esempio occupare di criminologia o di psicologia della testimonianza. Si riveste anche un ruolo importante nella raccolta di testimonianze da parte di minori che hanno subito un abuso.
- Nell’ambito forense si può anche lavorare come CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio, che conduce le perizie psicologiche o esprime pareri tecnici su questioni come l’affidamento di figli nelle cause di divorzio) o come CTP (Consulente Tecnico di Parte, che si assicura che il compito del CTU sia eseguito correttamente per conto di una delle due parti del processo). CTU e CTP, tipicamente, oltre ad avere conoscenze di tipo giuridico devono avere una certa esperienza di tipo clinico.
- La psicologia del traffico è un’altra branca nascente della psicologia che si interessa del fattore umano all’interno del traffico. Gli psicologi del traffico si interessano dello studio di cose come la percezione del rischio, i comportamenti sbagliati alla guida, i rapporti che intercorrono fra gli utenti della strada e cose simili. Possono poi condurre test di predisposizione alla guida, corsi sull’educazione stradale, progetti e iniziative su quest’ultima, perizie in caso di incidenti stradali, ecc.
- Il campo della formazione. Al di là del lavoro come insegnante al liceo, gli psicologi possono occuparsi di condurre corsi di formazione nel campo ad esempio della comunicazione o fornire competenze specifiche ai dipendenti delle aziende che lo richiedono.
- Molte altre specializzazioni che ora mi sfuggono (ancora una volta, chiedo perdono ai miei colleghi!).
E dopo aver parlato di tutte queste possibilità di diventare psicologo, ecco la notizia del secolo: non esistendo un sistema di specializzazione ufficiale, una volta ottenuta la vostra abilitazione all’esercizio in linea teorica potreste fare tutto, indipendentemente da quello che avete studiato.
Ogni psicologo dovrebbe tuttavia non basarsi su ciò che può fare, ma su quello che sa fare. Se avete studiato psicologia dello sport e decidete di esercitare nel campo della psiconcologia senza nessuna conoscenza in merito state mancando di rispetto ai vostri pazienti, alle loro famiglie, ai vostri colleghi e al vostro ruolo, indipendentemente da quello che potete fare legalmente.
Ci sono requisiti specifici per diventare psicologo oppure chiunque, seguendo il percorso formativo, è in grado di diventare psicologo? Serve “solo” dedizione e passione e tutti possono diventarlo?
Ho risposto a questa domanda su Quora un po’ di tempo fa e ho pensato che sarebbe stato l’ideale ricondividerla anche qui.
COSA NON È FONDAMENTALE;
- Molti psicologi e studenti di psicologia non sono grandi fan del concetto di “Empatia”, perchè fondamentalmente è sopravvalutato. Empatia vuol dire provare le stesse cose che sta provando il mio cliente, non comprenderlo, e purtroppo questo non è pienamente funzionale per uno psicologo dal momento in cui da un lato bisogna mantenere una posizione di comprensione, ma dall’altro bisogna essere in grado di visualizzare la situazione dall’esterno con sguardo se possibile obiettivo.
- Non è davvero necessario essere portati per la comprensione verso gli altri. Sembra un controsenso, però io in primis non amo il concetto di “talento” o “Capacità innata”. Se io voglio fare il cantante ma non so cantare mi iscrivo ad una scuola di canto e imparo. Non è la stessa cosa, ma sono sicuro che con il giusto impegno, allenamento e studio si può sviluppare la giusta attitudine e visione del mondo.
COSA È FONDAMENTALE:
- L’apertura mentale. È la dote primaria di uno psicologo clinico bravo. Davanti ti passeranno migliaia di persone con i più svariati problemi e non sempre quello che dovrai fare sarà in linea con i tuoi valori morali. Ad esempio, quelle che nel gergo sono chiamate “perversioni” non hanno niente di intrinsecamente sbagliato se non superano determinati limiti, quindi al momento in cui un cliente viene a parlartene non puoi reagire moralmente, devi accettare che lui viva in quella maniera e pensare a cosa è meglio per lui (non secondo te e soprattutto non secondo la società!)
- La tolleranza all’incertezza è fondamentale. Passerai tutta la tua vita da quando inizi a studiare fino alla fine dei tuoi giorni a muoverti su cose incerte e non dimostrabili al 100%. Si procede a tentativi e ogni terapia procede due passi avanti e uno dietro. Anche per le teorie scientifiche ce ne sono 5 che dicono “è così” e 6 che dicono “non è così”. Da un lato è una cosa positiva, dall’altro preparati a dover ripetere “dipende” per sempre.
- Serietà, impegno e controllo emotivo. Alcune di queste tre cose sicuramente le puoi apprendere col tempo (come l’essere portati per la comprensione verso gli altri di cui sopra), ma ti troverai di fronte ad alcune situazioni che ti richiederanno un forte controllo emotivo per adeguarti alla situazione. In determinate situazioni ad esempio è fondamentale mantenere un distacco e non piangere, nonostante la situazione sia tragica. In altre ti passeranno davanti persone così strane o con comportamenti così inadeguati che ti verrà da ridere. Ovviamente non puoi farlo, questo ci porta al terzo punto:
- Dimenticati i pregiudizi (o almeno provaci). Anche quando esegui diagnosi si tratta sempre di un’ipotesi, non puoi partire dal pregiudizio che “Questo tipo ha un tic all’occhio destro e quindi ha un disturbo d’ansia”. Puoi considerarlo ma non ne avrai conferma mai nella vita, neanche a terapia completata: a differenza delle comuni credenze la diagnosi è un territorio molto delicato e discutibile all’interno della terapia. E al momento in cui elimini i tuoi pregiudizi e ti arriva il tipo del punto prima che vede i draghi nella stanza, devi anche considerare che magari quello strano sei tu che non li vede.
E con questo terminiamo il nostro vademecum su come diventare psicologo. E voi? Quale specializzazione vorreste intraprendere? C’è qualcosa che non vi è chiaro? Domande? Fatemelo sapere nei commenti!