Ansia sociale: cosa è, come funziona e cosa fare
Ho trovato questo post con sotto una invasione di commenti che mostrano idee molto, MOLTO confuse sull’argomento (Per riferimento potete trovare qui il post originale).
Per chi non fosse fluente con l’inglese, questo post si prende gioco di chi consiglia in genere come riparazione alle condizioni di disagio mentale, l’esposizione diretta. La traduzione alla lettera è circa:
“Consiglio utile 🙂
Soffri di ansia sociale? Esci semplicemente di più 🙂 Ti fa bene 🙂 allo stesso modo, se sei allergico alle noccioline, mangia un casino di noccioline 🙂 mangiale e basta cazzo 🙂 non ho idea di quello che sto dicendo :)”
Sotto questo post, nei commenti, c’è un’invasione di gente che dice “Con me ha funzionato così!!!” “Se non eserciti le tue capacità sociali non riuscirai mai a migliorare!!” “Basta piangersi addosso sulla propria malattia mentale e cerchiamo di impegnarci di più!”
Cerchiamo di chiarire di cosa parliamo e perchè questo approccio coercitivo non funziona.
Cosa è l’ansia sociale
Per riassumere in pochi termini di cosa si tratta (anche se la sua fama la procede), mi riferirò alla definizione di ansia sociale data da Wikipedia (passatemene l’utilizzo, trovo questa definizione abbastanza esplicativa e comprensiva della problematica).
“Si tratta di un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante. La fobia spinge il soggetto ad evitare situazioni spiacevoli, aumenta il disagio nel caso debba affrontarle.”
C’è da fare l’importante considerazione per la quale cercando “ansia sociale” su Google troverete infiniti riferimenti alla “Fobia Sociale” in quanto quest’ultima presenta come nome alternativo il titolo di “Disturbo d’ansia sociale”. L’ansia sociale in sè per sè è tuttavia un “costrutto”, non una patologia; si tratta di un indicatore del livello di ansia legato alla permanenza in situazioni sociali.
Le condizioni di ansia sociale (in primis la regina già citata “Fobia sociale” che può colpire anche severamente l’area della socializzazione, del lavoro e dell’istruzione, evolvendo anche in fenomeni di ritiro gravi) si classificano (come TUTTE le condizioni mentali) su uno spettro di gravità, che va dal molto blando al gravemente invalidante.
Non esiste quindi l‘Ansia Sociale, esistono tante forme di ansia sociale che variano dalla quasi totale assenza a sintomatologie più o meno gravi.
La completa assenza di ansia sociale, dal suo canto, talvolta non è un bene, anzi: l’ansia sociale è ciò che ci porta a mantenere un contegno e un’immagine in pubblico, dal momento in cui dobbiamo monitorare in parte le nostre azioni ad esempio per non apparire dei cafoni villani che si stendono sul tavolo mentre mangiano (cosa che invece a casa nostra da soli possiamo fare tranquillamente).
È naturale che una percezione di ansia sociale anche appena sopra la media possa apparire come fastidiosa a chi la sperimenta. D’altronde non avere la battuta sempre pronta, avere difficoltà a divertirsi con gli altri o sentirsi giudicati in ogni situazione possono essere situazioni spiacevoli, ed è nelle nostre capacità talvolta semplicemente impegnarci per adattarci meglio alle suddette situazioni.
Come funziona l’ansia sociale
L’ansia sociale è una reazione fisiologica e affettiva. In quanto tale, come tutte le condizioni legate al nostro sistema nervoso, è legata a fattori di diverso tipo:
- In primis è legata alle lenti che usiamo per vedere la realtà circostante: la nostra percezione del pericolo, delle strutture sociali, delle aspettative, di cosa è giusto e sbagliato, ecc dipendono dalle lenti e dalle aspettative che ci siamo costruiti sulle nostre esperienze precedenti.
- In secondo luogo può dipendere dalla nostra personalità e dal nostro temperamento, dove il primo si sviluppa e si evolve nel tempo in relazione ai nostri vissuti, mentre il secondo è inscritto in noi fin dalla nascita. Questi due elementi interagiscono con gli altri fattori e determinano entrambi la maniera in cui rispondiamo alle situazioni. Sulla base di ciò ad esempio può variare la nostra impulsività, il nostro grado di attivazione nervosa di base o la tendenza che abbiamo a richiamare determinate emozioni a fronte di situazioni diverse.
- Ci può essere in terzo luogo anche una connessione a delle basi biologiche di vario genere. Ad esempio, in generale un basso livello di GABA (Acido gamma-aminoburritico) ci può rendere più suscettibili ad andare incontro a stati d’ansia.
L’elemento più evidente da questi tre fattori è che tuttavia NESSUNO è sufficiente di per se a spiegare in maniera integrale il problema dell’ansia sociale. È molto più probabile in genere infatti che qualunque disagio di tipo mentale derivi dall’intersecarsi di più fattori, e l’ansia sociale non è diversa dagli altri.
Le condizioni di ansia sociale più gravi agiscono a livelli affettivi più interni. Le persone che la provano sono semplicemente sballottate dall’interno quando incontrano situazioni sociali fuori dal loro controllo.
Avete presente quando guardate un film horror che vi spaventa e quando andate a dormire vi ripetete 52 volte “NON È REALE, È UN FILM” e ne siete pienamente convinti ma continuate ad essere agitati e non riuscire a dormire? Questo perchè la nostra razionalità NON è onnipotente e talvolta la nostra affettività prende il controllo.
Chi si trova ad affrontare condizioni di ansia sociale intensa può uscire e passare tutto il tempo a sentirsi in pericolo, teso, a soffrire silenziosamente e a non poterlo neanche mostrare in maniera evidente per evitare di peggiorare la condizione già alterata che vive.
Sfido CHIUNQUE a trovare piacevole l’uscire con altre persone e volerlo fare ancora quando ogni volta che lo si fa lo si sperimenta come andare in frontiera durante una guerra.
Ci sono due reazioni comuni a questo tipo di problematica:
- La persona esce, si rende conto che è più orribile di quanto credesse e si rafforza la sua idea che la società è un luogo ansiogeno.
- La persona esce, si rende conto che in realtà le cose non sono poi così terribili come immaginava e riduce le sue aspettative d’ansia.
Si tratta di due possibili feedback con effetti opposti che si verificano diversamente da persona a persona.
Come posso aiutare un amico che soffre d’ansia sociale?
Partiamo dal dire innanzitutto cosa NON funziona. Se conosci qualcuno con ansia sociale forzarlo all’interno di un ambiente sociale controvoglia è TOTALMENTE CONTROPRODUCENTE.
Una persona tirata controvoglia in un ambiente sociale partirà sulla difensiva e lo rileverà preventivamente come ostile: al suo interno molto probabilmente vivrà negativamente ogni cosa e diventerà ipersensibile ad ogni singolo segnale che penserà di percepire dall’ambiente circostante. La stanchezza derivata da questo auto-monitoraggio mischiata alla collezione di sensazioni e pensieri negativi porta il soggetto a pensare che l’esperienza sociale è peggio di quello che si aspetta, indipendentemente da quello che succede davvero esternamente.
“Non posso permettere agli altri di pensare che non mi sto divertendo”
“Sicuramente tutti pensano che sono strano / che questo comportamento che ho è sciocco”
“Ecco guarda! Stanno ridendo di me! Lo sapevo!”
“Non so che dire senza sembrare stupido, spero che nessuno mi chieda niente. Se sto in silenzio però penseranno che li sto snobbando.”
“Non ho abbastanza forza per reggere la pressione e il giudizio di tutti, per me questo è un inferno”
Abbiamo d’altronde già detto che l’ansia sociale, come molti altri, è un costrutto complesso che dipende da una serie di fattori diversi. Se ad esempio è implicata una base biologica o caratteriale è difficile pensare che un intervento dall’esterno basato su concetti o logiche scontate (come ad esempio dire “Ma è tutta la tua immaginazione, il tuo problema non esiste, se esci di più vedrai che ti diverti!”) possa apportare un cambiamento duraturo e a questi livelli di profondità.
Se vogliamo rifarci ad un concetto di “Terapia d’urto” (come nel caso sopracitato delle situazioni sociali forzate), dove il soggetto viene esposto di colpo e a sorpresa alla sua peggiore paura, sappi che per i suoi effetti collaterali e potenzialmente negativi questo genere di terapia non si usa più, perchè, sebbene un trauma abbia la capacità di cambiare in profondità il soggetto che viene colpito, non possiamo prevedere in nessun caso in quale maniera lo farà; è come sperare che un incidente stradale riesca in qualche modo a sistemare la nostra scoliosi.
Se conosci qualcuno che soffre di ansia sociale semplicemente rispetta i suoi tempi e i suoi spazi, sii comprensivo e attento a ciò che ti dice se decide di confidarsi con te e supportalo nelle sue scelte: il percorso del cambiamento è personale e deve procedere sempre dall’interno.
Cosa posso fare se soffro di ansia sociale?
Se la tua condizione non è particolarmente invalidante e ritieni che ti basti una piccola spinta e tanta buona volontà per stare meglio, prova a pensare cosa ti fa stare in ansia e a valutare dei mini-obiettivi per reintegrare queste alterazioni, affrontando sì delle sensazioni di disagio, ma senza forzarti mai oltre i tuoi limiti. Ad esempio:
“Questo sabato provo ad uscire e avviso i miei amici che però torno presto a casa. In questo caso, avvertendo che mi intratterrò poco, non dovrò poi forzarmi a rimanere e a mostrarmi felice se non lo voglio. Al massimo invece, se mi diverto, potrò rimanere anche più a lungo”.
Ha funzionato? Molto bene, potrai migliorare la tua problematica sempre ponendoti dei piccoli obbiettivi che ti portino leggermente fuori dalla tua zona di comfort di volta in volta.
Non ha funzionato? La sola idea di stare con delle persone è una pena incredibile e insopportabile? Sei triste perchè gli altri si divertono e anche tu vorresti farlo ma se provi ad uscire semplicemente ti senti morire?
Forzarti a fare cose che ti fanno stare notevolmente peggio potrebbe NON essere utile. Contatta un professionista (uno psicologo o un terapeuta) e parlagli della tua problematica, insieme cercherete di trovare una soluzione che possa rendere TE felice in primis.
L’idea fondamentale è che non devi dimostrare niente a nessuno: si tratta della tua vita e di sensazioni che tu stai vivendo personalmente sulla tua pelle, non sulla pelle degli altri; in quanto tale, questa problematica va vissuta e risolta secondo i tuoi canoni e i tuoi ritmi, gli altri semplicemente non possono capire quello che passi e per loro le cose possono apparire più semplici di quelle che in realtà sono.
C’è infine da considerare che se non ti frequenti con altre persone e NON VUOI frequentarti con altre persone non c’è niente di sbagliato neanche in questo. Sebbene i rapporti sociali abbiano i loro vantaggi (come abbiamo ad esempio illustrato nei nostri articoli sulla gestione dello stress), se il tuo carattere è più introverso e solitario non c’è nulla di male, fino a quando questa cosa non si intromette con i tuoi desideri, progetti e possibilità.