AIDS e HIV: 4 stereotipi da smentire – speciale WAD

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AIDS e HIV - 5 stereotipi da smentire

Il Primo Dicembre si è celebrato il WAD – World AIDS Day: una giornata per sensibilizzare, per aumentare la prevenzione, per aiutare a conoscere una realtà che ci circonda. Lo Stigma riguardo AIDS e HIV è molto radicato fin dalla loro comparsa, negli anni 80 del XX secolo; stigma che permea la società ancora oggi, alimentato anche da convinzioni errate o stereotipate. Vediamone alcune insieme, pronti a smentirle!

1) AIDS e HIV non sono la stessa cosa, ed essere HIV-positivi non vuol dire avere l’AIDS

AIDS e HIV - test

Nel parlato comune, AIDS e HIV si usano come sinonimi; questo non fa altro che aumentare la confusione (e disinformazione) sul tema. HIV è l’acronimo per Human Immunodeficiency Virus – in italiano Virus dell’Immunodeficienza Umana; già dal nome quindi si chiarisce che si tratta di un virus, del vettore della malattia, e non della malattia stessa. L’AIDS di contro rappresenta una condizione clinica in stadio avanzato: Sindrome dell’Immunodeficienza acquisita – Acquired Immune Deficiency Syndrome, che compare a seguito di un’infezione da HIV non trattata. Possono passare anche anni prima che il contagio da HIV si trasformi in AIDS (condizione nota come AIDS conclamato); la stessa presenza del virus nel sangue è riscontrabile dopo del tempo dal contagio.

Al 2018, secondo i dati del WHO, 37,8 milioni di persone sono risultate positive all’HIV e di queste il 62%, ovvero 23,3 milioni, sono sotto terapia antiretrovirale.

AIDS e HIV - medicina

A oggi, esistono farmaci anti-HIV molto efficaci, utilizzati dai pazienti affetti ma che possono essere usati anche come profilassi per prevenire di contrarre il virus.

Esistono due tipologie di profilassi. Una post-espositiva, efficace entro 48 ore dalla venuta a contatto del virus (il rapporto sessuale, la puntura di un ago infetto) e dalla durata di quattro settimane; una pre-espositiva, acquistabile con ricetta medica specialistica e adatta ai soggetti con comportamenti a rischio, come mancato utilizzo del preservativo o un alto numero di rapporti occasionali.

Esser sottoposti a terapia anti-HIV vuol dire dover assumere i farmaci per tutta la vita e a orari prestabiliti; questo permette di effettuare una vita assolutamente normale, dato che la terapia correttamente assunta previene il contagio ad altre persone. Ma saltare le dosi o ritardarne l’assunzione può diventare non solo pericoloso ma controproducente, perché potrebbe portare a fenomeni di viro-resistenza che comprometterebbero la vita non solo dell’individuo, ma potenzialmente di chiunque altro.

Nel 2018 le morti HIV-correlate sono state 770mila. L’obiettivo per il 2030 è di scendere a meno di 400mila persone.

AIDS e HIV - neonato

Esiste inoltre il rischio di trasmettere il virus ai bambini nati da madre HIV- positiva al momento del parto, modalità di trasmissione detta verticale. La trasmissione è direttamente connessa alla carica virale della donna, cioè alla quantità di virus presenti nel suo corpo. Questo riguarda non solo il momento del parto, a causa del sangue infetto, ma anche il latte materno poiché l’HIV si riscontra anche lì.

Ciò non vuol dire che madri sieropositive non possano avere figli: in questi casi la terapia diventa ancora più importante, così come l’allattamento artificiale e in alcuni casi un parto cesareo. Adottando le dovute precauzioni, il rischio diventa inferiore all’1%. Qualora sia l’uomo ad essere HIV-positivo, per prevenire il contagio di madre e bambino si può ricorrere a un lavaggio del seme prima di effettuare un’inseminazione artificiale.

2) Non è vero che essere omosessuali, fare uso di sostanze stupefacenti o non avere un partner fisso* aumenta il rischio di contrarre il virus

AIDS e HIV - party

Il termine AIDS venne coniato solo nel 1981. Nei primi anni dalla scoperta, i media usavano l’acronimo GRID: Gay-related Immuno Deficiency, a causa della particolare incidenza tra la popolazione omosessuale. Questo ha ovviamente fatto nascere la facile relazione che gli omosessuali fossero gli unici a rischiare il contagio. Nulla di più errato!

Chiunque abbia una vita sessuale attiva può contrarre il virus.

AIDS e HIV - Fallo sicuro

Non è la preferenza sessuale a discriminare o meno l’infezione, ma il numero di partner, la sicurezza dei rapporti e l’attenzione nell’uso di oggetti a rischio. Negli anni ‘80 il contagio si è propagato nei modi più incredibili: sacche  emodinamiche, lamette, siringhe; è importante a tal proposito menzionare il rischio a tutt’oggi presente per i professionisti sanitari, riguardo il non corretto smaltimento di aghi o il poter entrare in altri modi a contatto con sangue infetto.

Parlando di aghi, la seconda categoria che viene in mente pensando ad AIDS e HIV è proprio quella dei tossicodipendenti. Non è questa la sede per approfondire i rischi del consumo di stupefacenti, ma è un dato di fatto che negli anni ‘80 l’uso di siringhe in condivisione fece diffondere in maniera cospicua il virus; in quegli anni, in Italia, quella dei tossicodipendenti era la categoria più numerosa di portatori di HIV.

Inutile sottolineare quanto già detto: il vettore di trasmissione è in questo caso il sangue, per cui i tossicodipendenti a rischio sono coloro che fanno consumo di droghe iniettabili endovena qualora la siringa venga condivisa tra più persone, in successione, senza cambiarne o almeno sterilizzarne l’ago.

E il sesso?

AIDS e HIV - coppia

Per quanto riguarda l’attività sessuale, *ciò rappresenta un fattore di rischio nel momento in cui il rapporto non viene fatto in sicurezza. Sono comportamenti a rischio la penetrazione (anale o vaginale) e, sebbene raramente, il sesso orale, dato che sperma o secrezioni vaginali (vettori dell’HIV) potrebbero entrare in contatto con tagli o lacerazioni della mucosa buccale.

La mucosa anale, inoltre, ha una struttura della meno elastica e più sottile: ciò aumenta il rischio di lesione con conseguente trasmissione del virus; essendo che i rapporti omosessuali maschili sono tipicamente anali, questo aumenta le probabilità di infezione da HIV in questo tipo di popolazione.

Le linee guida consigliano una relazione monogama con un partner fisso, a patto ovviamente che questo a sua volta non intrattenga più relazioni, anche occasionali. La precauzione fondamentale è di usare sempre il preservativo, maschile o femminile che sia, sia durante l’atto penetrativo che la stimolazione orale. In quest’ultimo caso ricordiamo che la trasmissione dell’HIV non avviene tramite saliva, ma che lo sperma potrebbe comunque entrare in contatto con porzioni di mucosa ulcerate o lesionate; va inoltre sottolineato che, sebbene il sesso orale sia raramente collegato con infezione da HIV, è comunque un comportamento a rischio per altre malattie sessualmente trasmissibili (MST).

Dall’HIV non si può guarire, ma si possono mitigarne gli effetti tenendo sotto controllo la carica virale.

AIDS e HIV - possibile

Per far ciò è fondamentale seguire la terapia indicata con precisione e puntualità. Infatti se il virus non è rilevabile allora non è trasmissibile, regola indicata con i termini N=N o U=U (undetectable=untrasmittable). Per questo è fondamentale seguire la terapia anti-HIV: non solo migliora le nostre aspettative di vita fino a farle pressocché coincidere con una persona che non ha contratto il virus, ma impedisce al contagio di propagarsi.

3) Non tutti i metodi anticoncezionali impediscono il contagio da HIV

AIDS e HIV - pillole anticoncezionali

Spirale, diaframma e pillola anticoncezionale non proteggono dall’HIV ma solo da gravidanze indesiderate; l’unico metodo anticoncezionale che previene il contagio da HIV tramite sperma o fluidi vaginali è il preservativo usato per tutta la durata del rapporto. Il preservativo infatti, maschile o femminile che sia, costituisce una barriera impenetrabile al virus.

I fluidi organici sessuali non sono gli unici vettori dell’HIV, ma lo sono anche sangue e latte materno. Al contrario, non contengono il virus saliva, lacrime, sudore, urine: non ci si può infettare condividendo piatti e posate con un sieropositivo, accarezzandolo e baciandolo, o tramite la puntura di zanzare. Gli oggetti che possono essere vettori di HIV, come detto sopra, sono invece strumenti riutilizzati e non sterilizzati come siringhe, attrezzatura dentistica, aghi da tatuatore.

L’utilizzo del preservativo è fondamentale anche per impedire il contagio di altre malattie sessualmente trasmissibili – anche note con l’acronimo italiano MST o anglofono STD. Esempi di MST sono sifilide, gonorrea, epatite da HPV, infezioni da Papillomavirus e Chlamydia. Fatelo sempre e fatelo sempre sicuro: per la vostra salute e per quella del vostro partner!

4) Non è vero che se hai contratto l’HIV “sei spacciato”

AIDS e HIV - coppia

Nei primi anni della scoperta, contrarre la malattia significava automaticamente sviluppare l’AIDS; senza ausilio di cure la morte sopraggiunge in media tra i 9 e gli 11 anni dal contagio. Il primo farmaco anti-HIV fu l’AZT, un inibitore della trascrittasi inversa, nel 1987; la prima terapia polifarmacologica si ebbe invece nel 1996. A oggi, come già detto sopra, esistono farmaci efficaci fin nelle prime fasi del contagio.

La condizione fondamentale per curare l’HIV è sapere di avere l’HIV

AIDS e HIV - prelievo

Sembra una banalità, ma si stima che la maggioranza dei contagi sia a opera di persone inconsapevoli di avere a loro volta contratto il virus. L’unico modo per sapere di essere HIV-positivi è fare il test per l’HIV. Il virus infatti non è riscontrato nelle analisi del sangue o dell’urina e non si può fare diagnosi di contagio basandosi su specifici sintomi.

I test sono disponibili presso i Centri Riferimento AIDS e HIV delle ASL e degli Ospedali, i centri di cura delle Infezioni Sessualmente Trasmissibili e i centri prelievi accreditati. In molte strutture pubbliche, inoltre, il test è gratuito, mentre in altre è richiesto il pagamento di un ticket, ma in ogni caso anonimo o riservato. Ciò vuol dire che per i maggiorenni nessuno se non il diretto interessato è autorizzato a ricevere il risultato del test; le persone sopra i 16 anni, invece, sono obbligate a coinvolgere chi esercita la patria potestà solo in caso di esito positivo.

Esistono due tipologie di test, che differiscono per l’ampiezza del periodo finestra (il periodo in cui la presenza del virus non è rilevabile)

AIDS e HIV - microscopio

  • Test ELISA (acronimo per Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay) – valido dopo almeno 3 mesi dal comportamento a rischio, poiché rileva gli anticorpi anti-HIV prodotti dal soggetto;
  • Test Combinati – validi già dopo circa 30 giorni dal comportamento a rischio e che rilevano, oltre agli anticorpi di cui sopra, la presenza di una proteina chiamata p24; livelli alti di p24 sono sinonimo di una intensa replicazione virale, tipica delle fasi iniziali e avanzate del contagio.
  • Test Rapidi – ne esistono di più tipologie e hanno periodo finestra paragonabile ai due test precedenti; diversamente dagli altri però, che si basano su campioni di sangue, i test rapidi si effettuano con la saliva. Tali test sono acquistabili in farmacia (e sono disponibili in alcune sedi della LILA) e il risultato viene dato in pochi minuti; è comunque consigliabile effettuare in caso di risultato dubbio o positivo un test con prelievo ematico, per confermare o scongiurare il contagio.

L’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, ha stilato una mappa dei centri diagnostico-clinici AIDS e HIV dove si può effettuare il test, nel sito: https://www.uniticontrolaids.it/aids-ist/test/quali.aspx

Fonti

https://www.lila.it/it/infoaids/50-donne-e-hiv/330-hiv-aids-l’essenziale-in-sintesi

https://www.lila.it/it/infoaids/98-hiv-aids-risposte-dubbi

http://www.salute.gov.it/portale/hiv/dettaglioContenutiHIV.jsp?lingua=italiano&id=185&area=aids&menu=vuoto

http://www.salute.gov.it/portale/hiv/dettaglioFaqHIV.jsp?lingua=italiano&id=221

http://www.salute.gov.it/portale/esenzioni/dettaglioContenutiEsenzioni.jsp?lingua=italiano&id=1018&area=esenzioni&menu=vuoto

https://www.who.int/hiv/data/2018_hiv-mortality-2000-2030.png?ua=1

 


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Arianna Caracciolo

Arianna Caracciolo

26 anni di pura curiosità! Ho una vita frenetica che divido tra studio, lavoro e hobbies. Sono iscritta al secondo anno alla facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche dell'UniCusano di Roma, lavoro in un liceo come bidella e ho scritto un libro fantasy, ancora inedito, che sarà il primo di una lunga serie; sono giocatrice e master di D&D e appassionata d'arte nel suo termine più vasto. Vivo con il mio compagno e la mia gatta Ipazia a Parma, ma la mia terra d'origine è la Calabria.

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