3 curiosità poco conosciute sulla dipendenza dalle sigarette

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Sigarette - Dipendenza dal fumo
Salve a tutti e benvenuti in questo nuovo articolo!
Come qualcuno di voi probabilmente saprà, oggi è la Giornata mondiale senza tabacco, giornata dove si incoraggiano i fumatori a provare a smettere di fumare per 24 ore per combattere la dipendenza dalle sigarette (vi avevo già avvisato ieri sui social, spero non vi siate fatti cogliere impreparati!) . Nella stessa giornata si fa il punto sulla situazione del fumo nel mondo e noi andremo invece a trattare alcuni “inquietanti” dettagli che non appaiono sui pacchetti delle sigarette insieme a quelle immagini che sicuramente fanno più impressione a me che a chi fuma.

Prima di cominciare volevo riportarvi una piccola novità. Qualche giorno fa qualcuno ha messo in parole qualcosa che avevo immaginato ma non riuscivo a capire sul blog: “Per il blog avrei una piccola critica, però vorrei che fosse costruttiva, cioè, non voglio che ci rimani male. In pratica gli articoli sono molto tecnici e a volte poco coinvolgenti ed emozionali“. Devo ringraziare chi mi ha fatto questa critica perchè mi si è aperto un mondo davanti. Mi sono reso conto che di articoli che spiegano quello che spiego io ce ne sono 50.000, lo spiegano in maniera più dettagliata e sicuramente anche documentata meglio bibliograficamente. Quello che serve è che voi lettori vi sentiate coinvolti e che da quello che leggete vi rimanga qualcosa di cui potrete parlare o che comunque vi possa tornare utile. E sono abbastanza certo che non vi capiterà facilmente di parlare o di usare informazioni come “la degenerazione dei nuclei basali è alla base dello sviluppo della sindrome di Parkinson”. Da questo articolo cercherò di sfruttare un approccio diverso, poi se ci riuscirò o meno starà a voi deciderlo. 

1. Le sigarette sono nella stessa classe di droghe delle anfetamine e della cocaina

Immagine da Breaking Bad - Dipendenza dal fumo

Nonostante le affinità, avere a che fare con il tabacco non vi renderà i Walter White della situazione, se non per le possibilità aumentate di cancro che vi portate appresso.

Sorpresi, se non proprio sconvolti? La dipendenza dalle sigarette vi sembra meno innocua adesso, vero? Vabbè, effettivamente la sto buttando un po’ sul drammatico, tuttavia si tratta di un’informazione reale. In genere, per semplificarsi la vita, gli psicologi quando parlando di dipendenze tendono a dividere le sostanze che hanno effetti sul cervello (denominate “sostanze psicoattive“) secondo alcune categorie. Perchè una sostanza sia psicoattiva non è necessario che vi trasformi in Young Signorino, è sufficiente che influenzi in qualche maniera il vostro cervello, agendo ad esempio come i neurotrasmettitori, delle sostanze che si muovono nel tuo cervello e influenzano l’attività e l’eccitabilità dei vostri neuroni.

Le categorie usate dai professionisti della salute mentale sono determinate in base a una serie di caratteristiche, ad esempio il genere di effetto che fanno sui tuoi comportamenti (l’LSD è un “allucinogeno” perchè ti fa vedere cose fantascientifiche, come l’Italia con un governo formato, invece l’alcol ha proprietà rilassanti, ma immagino che la maggior parte di voi lo sappia già), oppure il tipo di neurotrasmettitore che tendono ad emulare (ad esempio, le benzodiazepine e l’alcol, che fanno parte della classe degli inibitori, vanno ad influenzare l’acido Gamma-Amminobutirrico, per gli amici GABA. Il GABA è un neurotrasmettitore inibitore: in poche parole è quella cosa che se ne hai troppa ti manda in coma, mentre se ne hai poca ti fa venire le crisi epilettiche. La sua insufficienza è inoltre alla base di molti disturbi di ansia, fra cui la fobia sociale di cui abbiamo parlato in questo articolo).  

La classe di cui parliamo in questo articolo è quella degli stimolanti, la quale include al suo interno cocaina, anfetamine, nicotina e anche caffeina (sì, esatto, quella che sembra innocua e sta ormai dappertutto tranne che nell’acqua del rubinetto ma sempre con nomi diversi, tipo “teina”). Ovviamente, per ribilanciare un po’ la situazione, la nicotina e la caffeina sono in realtà blandi stimolanti: hanno effetti vagamente eccitanti che non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli indotti dalle anfetamine e dalla cocaina. In breve, mentre queste ultime possono causare euforia, eccitazione e livelli di energia innaturali, caffè e sigarette contribuiscono a farti sentire meno stanco e a migliorare leggermente l’umore. Poi ci sta che ci siano persone come me che quando prendono un caffè non dormono mai più nella loro vita, tuttavia i periodi pre-esame mi fanno lo stesso effetto senza neanche migliorare il mio umore, eppure nessuno li ha ancora resi illegali (per il momento).

2. La nicotina contenuta in un sigaro può uccidere una persona

Sigari - Dipendenza dalle sigarette

Dai la sto buttando un po’ sul dramm no, questa volta no, è proprio così.

“Ma com’è possibile, il nonno di mio cugino di quarto grado  ne fumava 7 alla volta ed è vissuto fino a 183 anni approssimati per eccesso”

Sì, ho letto i vostri pensieri da qui, ancora prima di aver pubblicato l’articolo, e incredibilmente, come abbiamo visto in questo articolo, ciò non ha niente a che vedere con i miei studi di psicologia.

Se fino ad adesso abbiamo parlato di dipendenza dalle sigarette, adesso parliamo un po’ di sigari: nonostante cambi la forma anche i sigari contengono nicotina, con la differenza che ne contengono molta molta di più rispetto ad una normale sigaretta. In genere una sigaretta contiene circa 10 mg di nicotina, mentre un sigaro ne contiene fra i 100 e i 200 mg, fra le 10 e le 20 volte di più!

E sapete qual è la dose letale di nicotina per un uomo? 60 mg. Eh sì, i conti non tornano, a meno che 60 non sia maggiore di 100 (o addirittura di 200). Il salvavita della situazione è che in media un sigaro dura fra i 40 e i 90 minuti (e sorprendentemente ho anche scoperto che ci sono delle tecniche specifiche di “degustazione” dei sigari che ne differenziano il consumo notevolmente rispetto alle sigarette) e di conseguenza l’assunzione di nicotina è molto molto diluita nel tempo: questo da la possibilità al corpo di metabolizzare la sostanza poco alla volta.

Ciò non toglie che un tale quantitativo di nicotina non sia molto gradito al nostro corpo: per dire, tutti quanti possiamo ferirci con la carta dei libri, e non è un grande problema perchè tanto i taglietti si chiudono, questo non vuol dire però che sia consigliabile tagliarsi ripetutamente (no, neanche se siete emo, mi dispiace dirvelo).

Per farvi un chiaro esempio, il 98% delle immagini di Freud che avete visto lo rappresenta con un sigaro in mano. Questo perchè Freud amava i sigari, al punto tale che la sua stessa immagine è ormai strettamente connessa ai sigari. E nonostante questo gli donasse una certa fotogenicità nelle foto, per questo motivo Freud è morto di cancro alla mandibola, con gli ultimi anni della sua vita durante i quali si e no riusciva più a pronunciare “perversi polimorfi” per le masse tumorali che si portava in bocca. E come se non bastasse, la sua dipendenza era così forte che non riusciva comunque a smettere di fumare sigari nonostante il suo stato di salute terribilmente degradato.

C’è da aggiungere, per finire, che effettivamente 60 mg rimane la dose letale, quindi ad esempio mangiare un sigaro, oltre a lasciarvi un sapore davvero sgradevole in bocca, potrebbe uccidervi.

3. La dipendenza dalle sigarette è una dipendenza fisica: è il tuo cervello a scegliere per te

Manichino con disegni sulla testa - Dipendenza dalle sigarette

Anche in questo articolo sulla dipendenza dalle sigarette siamo arrivati alla parte “supercazzola”: piena di paroloni che si imparano al primo anno a psicobiologia e poi sono rimossi per sempre (insomma, dipende da cosa vuoi fare dopo).

Iniziamo parlando degli esperimenti di Skinner, uno scienziato che a metà del ‘900 si dedica allo studio delle risposte comportamentali da parte dei topi, costruendo una serie di gabbiette speciali chiamate Skinner Box (che poi non ho capito, se domani dovessi inventare un ausilio sperimentale dubito che lo chiamerei mai “Lo spremiagrumi Gigante a potenziali d’azione”).

Gli studi di Skinner lo portano a scoprire quello che viene definito “Condizionamento operante”. Se al vostro cane gli dite “seduto” e il vostro cane si siede e gli date un biscottino (rinforzo positivo), è più probabile che il vostro cane si risieda la prossima volta che gli dite seduto.

Dal punto di vista neurobiologico, ci sono alcune azioni che sono estremamente rinforzanti già di per se, in quanto il nostro cervello attiva delle aree adibite proprio a meccanismi di ricompensa quando le eseguiamo, ad esempio mangiare, l’attività sessuale e quando scoppiate le bollicine della plastica da imballaggio (in realtà quest’ultima non è segnata sui libri, ma sono sicuro che ci sono delle ricerche in merito).

Le dipendenze fisiche in generale funzionano alla stessa maniera: al momento in cui assumiamo una sostanza, questa va a stimolare il circuito adibito alla ricompensa (per i nerd: la zona principale alla quale mi riferisco è la via dopaminergica mesolimbica, la quale mette in comunicazione il nucleo accumbens con la zona ventrale tegmentale). Quando questo meccanismo della ricompensa si ripete per qualche volta si instaura un meccanismo di dipendenza ed è il vostro cervello a decidere per voi: “Basta, ho bisogno di assumere questa sostanza subito”.

Tabella delle dipendenze - Dipendenza dalle sigarette

La dipendenza dalle sigarette è fortissima: è superiore a quella del metadone ed è di poco inferiore rispetto a quella derivata dalla cocaina. Un giorno dite “Basta! Sono io che comando, non tu!” al vostro cervello. E il vostro cervello vi dice “No”. E quando vi rifiutate di fumare si verificano i sintomi da astinenza. L’astinenza da sigarette inizia a manifestarsi già da due ore dopo l’ultima sigaretta con irritabilità, bisogno irrefrenabile di fumare, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e altro. I sintomi sono molto variabili su base personale: ho sentito storie di persone che hanno passato veramente un brutto periodo quando hanno interrotto.

In conclusione cosa dovrei fare?

Donna che respira profondamente su una scogliera - Dipendenza da sigarette

Questo articolo in origine doveva essere “5 curiosità poco conosciute sulla dipendenza dalle sigarette” ma sono arrivato a 1600 parole alla terza, quindi è scontato che voi vi siate già rotti. Mi preme però, per motivi di psicologia sociale, riassumervi in brevissimo come si fa ad uscire dalla dipendenza dalle sigarette. Ci sono tre cose che probabilmente non sapete: una in realtà è scontatissima, le altre due meno.

  1. Ne uscite da soli con la buona volontà. Poi vi candidate come presidenti degli Stati Uniti, fermate tutte le guerre e risolvete il problema della fame del mondo, come ogni buona Miss Italia che si rispetti.
    Tralasciando il sarcasmo: smettere di fumare da soli si può fare. E’ difficile ma tantissima gente lo fa, basta avere delle buone motivazioni e dei buoni obiettivi per farlo e mantenerne la consapevolezza in ogni momento.
  2. Ci sono degli ausili medici non invasivi che possono aiutarvi a smettere. Uno dei più scontati è la famosa “sigaretta elettronica“, che, oltre che a permettervi di postare su instagram video di voi che svapate con luci psichedeliche alle spalle e musica vaporwave in sottofondo, rappresenta un ausilio per ridurre progressivamente la dipendenza dalle sigarette. Ci sono anche i cerotti a base di nicotina, che sono la versione senza instagram delle sigarette elettroniche. E per finire (questo non lo conoscete) c’è l’acetato d’argento: si tratta di una sostanza che si assume ad esempio in forma di gomma da masticare e rende le sigarette terribilmente disgustose quando sono messe in bocca. 
  3. Su tutto il territorio sono diffusi dei centri antifumo. Si tratta di studi (tipicamente presenti nelle ASL) dove si progettano degli interventi che prevedono l’azione combinata di psicologi e medici per ridurre la dipendenza di sigarette se non eliminarla proprio. Non si tratta di un manicomio e non vi metteranno camice di forza (anche perchè i primi sono chiusi), si tratta di incontrarsi una volta a settimana per un’oretta e lavorare sul vostro progetto di ridurre il fumo (o eliminarlo), decidendo cosa fare e discutendo di cosa avete fatto nella settimana passata. Da questo sito potete cercare il Centro AntiFumo (CAF) più vicino a voi, oltre che una serie di dettagli in più su come funzionano.

E con questo, per questo articolo concludiamo. Allora, pensate di interrompere la vostra dipendenza dalle sigarette? O almeno vorreste farlo? Secondo voi è una cosa facile? E perchè la gente fuma? Così tante domande, così poco tempo, ma lo spazio a nostra definizione è finito per oggi: ci vediamo la prossimo articolo!


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Graziano Gigante

Graziano Gigante

26 anni. Laureato con lode alla magistrale in "Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica" presso l'Università di Padova, al momento si occupa di divulgazione su diversi canali (Instagram, Youtube, Facebook e il sito Scientificult). Cantante e sportivo nel tempo libero. Gli piacciono la psicologia, l'informatica, i videogiochi, i libri, la musica, i musei, i viaggi, la fotografia, la scienza e chi più ne ha più ne metta.

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Marketiello

Da non fumatore, ma comunque affetto da altre dipendenze, devo personalmente attestare che è possibile scrollarsi di dosso una dipendenza solo sostituendola con un’altra. Il fumatore che invano cerca di liberarsi della nicotina, senza offrire al suo cervello una valida alternativa, è condannato miseramente a fallire

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Ciao Marketiello, ti ringrazio per la tua personale osservazione che accolgo volentieri. Devo tuttavia osservare che secondo la ricerca attuale non funziona così. L’idea che le dipendenze si sostituiscano a vicenda lascia intendere che una persona che intraprende una dipendenza sarà destinata ad essere dipendente da qualcosa per sempre: bene, questo non è vero. Potrei partire dall’esempio di mia nonna, che un giorno ha deciso di smettere di fumare di colpo e ha smesso: non ha fumato più, né ha sviluppato altre dipendenze. Però siccome effettivamente interrompere una dipendenza è molto difficile e talvolta pericoloso (come nei casi gravi di… Leggi il resto »

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Roberto S

Confermo: sono 29 anni che fumo, e tempo fa sono rimasto senza fumare per 6 mesi. Sembrava che tutto il mondo mi cadesse addosso a stressarmi!

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