4 domande su Alzheimer proposte da voi
Salve a tutti e benvenuti in questo nuovo articolo!
Come alcuni di voi sapranno, il mese di settembre è il mese mondiale Alzheimer. In particolare, giorno 21 c’è stata la “XXV Giornata Mondiale Alzheimer”. Stiamo parlando della gravissima patologia neurodegenerativa che ogni anno toglie la memoria e tutto a numerose persone in età avanzata. Sebbene si parli molto di Alzheimer, se ne sa molto poco in merito. E ancora meno ne sanno i non esperti del settore. Per questo, in questo articolo, abbiamo raccolto alcune delle vostre domande su Alzheimer, per chiarire alcuni degli aspetti meno conosciuti e diffusi della patologia.
1. Com’è possibile che le persone che soffrono di Alzheimer si accorgano comunque che qualcosa non funziona in loro, anche non ricordando di avere Alzheimer?
Iniziamo subito a rispondere alle vostre domande su Alzheimer.
A fronte di qualunque situazione, in genere, il cervello cerca di mantenere una certa integrità nella nostra identità. Cosa vuol dire questo? Beh, se all’improvviso di fronte a voi comparisse un fantasma e urlasse “BUH!” sareste ben poco propensi a trattare la cosa come la normalità. Cerchereste invece di trovare una spiegazione logica o anche non logica a quello che è successo. Il vostro cervello si nutre di spiegazioni: la confusione non ci piace, per nulla.
Con le lesioni cerebrali le cose si fanno un po’ più complesse.
Essere circondati da individui all’apparenza sconosciuti o da eventi strani e inspiegabili perchè non si ha accesso alle informazioni in merito attiva sicuramente il nostro cervello a trovare una soluzione. Così, non sapendo di soffrire della propria patologia, il cervello dei malati di Alzheimer cerca di autoconvincersi che ci siano delle spiegazioni a quello che vede, ma la cosa è estremamente confusionaria e faticosa: così la figlia di cui non si ha memoria diventa la moglie! Oppure sono dal medico per un normale check-up, ma sto benissimo! E quest’uomo che è entrato in casa? Ma sì, è il fabbro che mi veniva a riparare casa nel 1940, è solo un po’ cambiato!
Ma pur creando coerenza è difficile e faticoso convincersi al 100% di queste spiegazioni fatte sul momento, così come è difficile e faticoso generarne continuamente di nuove. E’ questo uno dei motivi per i quali chi soffre di questa patologia sembra particolarmente sperduto e confuso, pur non sapendo di soffrirne.
2. È vero che l’esercizio fisico previene Alzheimer?
Fra le vostre domande su Alzheimer, questa è una di quelle che mi sono state fatte su Quora. Citerò quindi qui parte della mia risposta.
In generale, considerato il poco che si sa in merito alle cause della malattia di Alzheimer, un consiglio che viene spesso dato per prevenirla (e per ridurre anche l’incidenza delle altre demenze) è quello di mantenere uno stile di vita sano: fare attività fisica, mantenersi attivi cerebralmente, controllare lo stress, mangiare in maniera sana, bere regolarmente…
Sebbene questa sia una conoscenza di senso comune in neuroscienze (molti neuropsicologi e medici lo consigliano ad esempio), la ricerca ha provveduto ad approfondire notevolmente la cosa fra il 1990 e il 2010. […]
Considerando in ogni caso che le correlazioni in genere non sono una garanzia di causa-effetto, gli studi in ambiente naturale non ci permettono di escludere l’influenza di altre variabili, e i risultati di altri studi sono invece meno ottimistici o talvolta contrastanti, abbiamo comunque delle buone basi per poter affermare e consigliare l’attività fisica e lo stile di vita sano come fattori potenzialmente preventivi contro le demenze e il declino cognitivo.
Per approfondire: È vero che l’esercizio fisico previene Alzheimer?
3. In che modo l’alluminio è correlato all’insorgenza di Alzheimer?
Fra le vostre domande su Alzheimer, questa è forse la più pericolosa, per la falsa informazione alla quale può portare. Essendo stata fatta anch’essa su Quora, vi cito la mia risposta:
Considerato che non conosciamo le cause effettive dello sviluppo di Alzheimer, in genere si procede a valutare una serie di fattori concorrenti. Essendo Alzheimer infatti una patologia molto complessa, sono numerosi i fattori che possono concorrere a determinarne lo sviluppo. […]
Effettivamente, una veloce ricerca mi ha portato a trovare l’esistenza di un nesso fra l’assunzione di alluminio (che ricordiamo, è neurotossico) e lo sviluppo di AD (Alzheimer Disease). Il dibattito tuttavia è ancora aperto e, considerato che gli studi sono eseguiti su campioni in ambiente naturale e con studi sulle correlazioni, non possiamo affermare con certezza che l’alluminio sia effettivamente coinvolto nello sviluppo di Alzheimer, possiamo però presumere che vi sia un ruolo di questa tossina in alcuni processi di sviluppo della patologia. […]
Quello che ho appena scritto non vuol dire che dobbiate smettere di usare oggetti in alluminio, la carta stagnola, le pentole in alluminio, i vaccini, i cosmetici o qualunque cosa abbiate in alluminio, perchè queste non sono le cause di intossicazione da questa sostanza. […] Se volete informarvi su qualcosa, cercate piuttosto di informarvi sulla presenza di questa sostanza nell’acqua (ndr. o nell’aria) della vostra area geografica.
Per approfondire: In che modo l’alluminio è correlato all’insorgenza di Alzheimer?
4. Perchè talvolta chi soffre di Alzheimer o di altre demenze perde completamente il senso di sazietà?
Fra le vostre domande su Alzheimer, questa è sicuramente quella da cento milioni di dollari. La risposta semplificata è: non lo sappiamo.
Sia le demenze che la malattia di Alzheimer sono sindromi neurodegenerative che vanno ad intaccare numerose funzioni cerebrali, non solo la memoria. La gestione dell’alimentazione è una di queste ed è legata all’interazione di molti fattori e aree diverse del cervello. A dire il vero, l’insorgenza di Alzheimer o di una demenza può portare diversi tipi di disturbi del comportamento alimentare: dalla perdita di peso (molto più comune in Alzheimer), alla iperfagia (mangiare moltissimo) fino all’impossibilità di masticare e ingoiare correttamente il cibo.
Alcuni studi riportano che un fattore portante può essere un danno ai recettori 5-HT, relativi alla gestione del neurotrasmettitore serotonina1 (lo stesso che si abbassa ad esempio in alcuni casi nella depressione).
Alcuni neuroscienziati hanno supposto che la mancanza di sazietà potesse essere legata in qualche modo ad un danno al sistema ipotalamico2, che è responsabile della gestione dell’appetito e di tutto il processo alimentare (io incluso, di primo acchito, ho pensato potesse essere la motivazione più intuitiva).
Tuttavia, alcuni studi recenti riportano in alcuni casi un’integrità dell’ipotalamo e una serie di danni rilevati a livello del tronco cerebrale: in questo caso lo stomaco ha difficoltà a comunicare al cervello che è pieno, non riuscendo così ad innescare il senso di sazietà3,4.
In ogni caso, quelli riportati sono solo alcuni degli studi condotti: altri considerano portanti anche danni a livello della amigdala, del lobo frontale, temporale e di altri sistemi, con correlati legati ad esempio, al gusto o alla percezione delle ricompense2,5.
E con ciò concludiamo il nostro articolo con le vostre domande su Alzheimer. Se ne avete tempo e voglia vi chiedo di condividerlo sui social, per diffondere le informazioni qui riportate con chi ne potrebbe avere bisogno. Se avete domande su Alzheimer, inoltre, non esitate a farmele nei commenti: farò del mio meglio per rispondervi e, se saranno abbastanza, provvederò a fare un nuovo articolo in merito.